3) Il pozzaccio, la serenata di Peppe e Siro

Il Pozzaccio è un acquitrinio che occupa una porzione di terreno sotto la Rezzosa. Quella avvallatura già dall’antico raccoglie acqua di una sorgente poco profonda e giunchi. L’acqua in uscita poi si interra di nuovo per ricomparire sulla strada dei Bruciaticci cento metri più in basso in una fontanina utilizzata dal bestiame e dai passanti.
L’unica casa vicina al Pozzaccio, su un poggetto di là dal pantano, era quella di Ottavia, a confine con il bosco, isolata da tutti, isolata dal mondo. Negli anni trenta del secolo scorso Ottavia aveva una figlia da marito, Clara. Una bella figlia. Sia la mamma che la figlia, però, erano donne di poche parole, davano poca confidenza, anzi praticavano modi un po’ bruschi e severi.
Siro e Beppe, ragazzi sui venti anni, avevano messo gli occhi sulla ragazza, ma erano pur consapevoli della situazione da affrontare circa il carattere della famiglia, soprattutto della madre. Sicché per un primo approccio pensarono ad un modo tradizionale quanto gentile, la serenata. Il piano consisteva nell’attraversare il Pozzaccio con una torcia in mano, giungere sotto le finestre della casa e fare una bella cantata. Provarono pure le parole delle canzoni più in voga. Prepararono tutto a puntino e partirono. In una sera di poca luna arrivarono a destinazione. Sotto le finestre si schiarirono la voce e attaccarono la melodia preparata. Ora non è dato sapere se quelle poche parole non fossero ben appropriate al caso o se la voce dei canterini fosse poco accordata, sta di fatto che Beppe e Siro, senza aver avuto affatto il tempo di esprimere il meglio del loro repertorio, nel buio videro due fiammate e sentirono due spari avviati nella loro direzione…
Ottavia non scherzava. Sicuramente poco le erano garbate quelle baggianate e senza impegnarsi a sapere chi fossero i pretendenti, aveva imbracciato il fucile ed aveva indirizzato loro due colpi.
Visti i metodi più che risoluti di accoglienza, Beppe e Siro non pensarono nemmeno a gridare: “Ottavia, siamo noi! Scusate il disturbo…”, no, a loro non rimase altro da fare che dare forza alle gambe e correre, correre… Solo che l’unica via di fuga aperta a Beppe e Siro era il campo che andava dentro il Pozzaccio.
Forse per la scarsità di luce, perché la fretta aveva fatto perdere loro anche la torcia, forse per la paura che aveva abbuiato loro ogni orientamento, Beppe e Siro finirono pari pari in mezzo all’acquitrinio. S’impantanarono bene bene, ma, come dio volle, riuscirono ad attraversarlo sani e salvi.
I due innamorati persero l’amore nel nascere e mai raccontarono la loro avventura se non molto tardi, in vecchiaia, per dire delle imprese andate male. Le loro intenzioni d’amore erano finite in mezzo al pantano.
3) Il pozzaccio, la serenata di Peppe e Siro

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