20 – Il serpente ed il rospo

In un fosso di campagna tra l’umido dell’erba ed una pozzanghera viveva quasi tranquillo padrone assoluto, un rospo grigio e grande. Viveva muovendosi lentamente e pigramente riuscendo a pescare gli insetti di quell’ambiente malsano. Anche un serpente striato verde e giallo aveva segnato il territorio del suo possesso in quel luogo. Anch’egli circolava in continuazione vigilando su chi entrava e chi faceva uso di quella porzione di fresco ambiente senza averne diritto. Una volta finita l’ispezione, si cercava un angolo soleggiato e vi rimaneva fermo mimetizzato tra erba e fiori acquatici per ore ed ore. Poche volte il rospo ed il serpente si erano incontrati durante i loro spostamenti, ma ciascuno aveva fatto finta di non accorgersi dell’altro. Né un saluto, né un gesto di rispetto, ma semplicemente si ignoravano.

Fu un caso che, senza accorgersene, si ritrovarono vicini al sole, in uno stato di rilassatezza e di relativa disattenzione. Nessuno s’era accorto dell’altro. Passarono alcuni minuti e la mobile testa del serpente puntò gli occhi sul rospo. Accorgersi del vicino e rendersi conto della favorevole posizione per un buon pasto fu tutt’uno e… zac, con una fiondata precisa afferrò per una zampa il rospo.

Il rospo si accorse del tradimento e si rese conto che la sua vita aveva i minuti contati. Non disse nulla, ma pensò a come uscire da quella situazione, magari restituendo lo sgradito trattamento.

Frattanto la serpe aveva iniziato a succhiare il rospo ed a sforzare fino ad oltre le sue misure le fauci, allargando e sformando le mascelle. Il rospo, sempre zitto, piano piano stava inesorabilmente entrando nell’apparato digerente del suo “amico”. La cosa non gli era affatto gradita, ma era cosciente fino all’ultimo, quando il serpe richiuse la bocca dopo che egli era ormai tutto dentro.

A questo punto il rospo fece un ultimo respiro ed aspettò che le contrazioni lo spingessero sempre più in profondità. Quando si rese conto che la serpe si era fermato per iniziare in pace la sua digestione, il rospo concentrò le sue forze ed iniziò a gonfiarsi spargendo dalla sua pelle degli acidi fortemente corrosivi. La pelle della serpe già abbastanza tesa per contenere quel boccone intero, dovette continuare ad allentarsi. Naturalmente la sua elasticità finì prima che il rospo cessasse di crescere. La serpe cominciò a divincolarsi dal dolore. Si mosse di qua e di là, cercò aiuto dagli amici, dai vicini, da chi poteva. Raccontava di aver ingoiato un rospo e che gli era risultato indigesto e che lo stomaco gli bruciava, anzi gli schiantava.

Non trovò nessuno che avesse una ricetta da consigliarli: anzi, c’era chi gli prevedeva una prossima brutta fine; che appena fosse crepato sarebbe stato preda del rospo e di tutti quelli a cui aveva attentato la vita fino allora, formiche, mosche, topi.

Crepò senza tanti complimenti né rimpianti da parte di nessuno, ma non morì. A questo punto, vedendolo impotente, si fecero avanti in tanti a rinfacciargli il dolore che aveva procurato lui campando a spese della vita altrui: a chi aveva mangiato un fratello, a chi i genitori, a chi gli amici e conoscenti. Il rospo sempre placido e lento riprese fiato, poi afferrò la serpe per la testa ed iniziò ad ingoiare quel lungo boccone. Impiegò molti minuti, ma per lui questo non era un problema, aveva tempo, pazienza e pelle elastica.

20 – Il serpente ed il rospo

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